Vite intrecciate con la Villa

Viaggiatori e letterati

Villa Valmarana ai nani è divenuta nei secoli un polo di grande attrazione, soprattutto grazie alla disponibilità dei proprietari ad aprire le sue porte ai visitatori.

J.W. Goethe, nel suo Tagebuch (24 settembre1786) parla dello stile naturale e sublime del Tiepolo nelle due parti della Villa; egli fu il primo a intuire che l’opera pittorica era attribuibile a due differenti mani. A Giambattista, lo stile sublime della Palazzina e al figlio Giandomenico lo stile naturale della Foresteria.

Antonio Fogazzaro, marito di Rita Valmarana, fa delle stanze della Palazzina, lo sfondo di“Piccolo Mondo Moderno”.

Guido Piovene, figlio di Stefania Valmarana, nell'opera completa sui Tiepolo, scrive una magnifica introduzione incentrata sulla Villa dal titolo “La metafisica dei sensi” (1968).

 

Visitatore abituale era anche Goffredo Parise che pare si sia ispirato al Senatore Giustino Valmarana per il protagonista de "Il prete bello".

 

Nelle firme e nelle foto raccolte in Villa, vi sono regnanti, grandi industriali, politici, intellettuali ed artisti come la Regina Madre di Inghilterra, il re del Belgio Alberto II con la moglie Paola, i reali di Olanda, Svezia e Danimarca, Albert Camus, Paul Morand, Truman Capote, Salvator Dalì, Peggy Guggenheim, Cesare Pavese, Ignazio Silone, Frank Sinatra, Cesare Zavattini e Luchino Visconti.

I grandi studiosi dei Tiepolo

Gli affreschi dei Tiepolo di Villa Valmarana sono stati negli anni al centro di numerosissimi studi di storici dell'arte quali Pompeo Molmenti (1881), H. Modern (1902), E. Sack (1910), G. Fiocco (1926), W. Arslan (1936), H. W. Hagelmann (1940), M. Goering (1942), R. Pallucchini (1944).

Va qui ricordato in special modo il critico Antonio Morassi che nel 1941 riconosce ufficialmente e in maniera definitiva la paternità degli affreschi, partendo dalla profonda differenza tra i soggetti delle parti del complesso. Si accorge che la data riportata nel cartiglio dell'affresco del "Mondo novo" della Foresteria è 1757 e non 1737, come si credeva fino ad allora. E se nel 1737 Giandomenico, nato nel 1727, non avrebbe potuto affiancare suo padre, nel 1757, a 30 anni, fu certamente in grado di realizzare quello che universalmente è considerato il capolavoro della sua vita.